Esigenze
Oltre al mirtillo nero europeo (Viburnum myrtillus) e il mirtillo rosso europeo (Viburnum vitis idaea) troviamo il mirtillo gigante americano (Viburnum corymbosum), la cui selezione è iniziata dal Dr. Coville nel lontano 1906 partendo da varietà selvatiche di cui oggi sono coltivate molte varietà.
Questa coltura esige delle condizioni di suolo particolari, cresce nei terreni sciolti, ricchi in humus e a reazione acida, vale a dire con un pH tra il 4,5-5,5.
La maggior parte delle regioni ticinesi corrisponde a questa coltura, salvo alcune zone calacaree del mendrisiotto. L’impianto deve trovarsi in zone particolarmente soleggiate e teme la siccità, per cui un impianto d’irrigazione è indispensabile.
La pianta è abbastanza resistente al freddo, anche in fioritura.
Impianti oltre i 600 m d’altitudine sono sconsigliati per la cattiva lignificazione dei rami e quindi soggetti ai geli precoci autunnali. Inoltre, i rami si rompono sotto il peso della neve.
Scelta varietale e impianto
In generale, le varietà sono autofertili, una fecondazione incrociata (due diverse varietà) favorisce una maggior fecondazione e l’ingrossamento delle bacche. Tra le varietà migliori sperimentate al Centro di Cadenazzo, abbiamo per le precoci: Collins, Walcoot, Weymouth. Per le semi-precoci: Berkeley, Bluecrop, Jersey, Dixi e Elisabeth. Per le tardive: Elliot e Coville.
È sempre difficile reperire le varietà desiderate e oggi la scelta varietale è in continua evoluzione.
Le piante, sovente di 2 anni, sono fornite in vaso. La messa a dimora va eseguita a fine inverno in un terreno ben preparato, vale a dire esente da malerbe, con incorporata della torba e umido. Le distanze d’impianto possono variare da 1,3-1,5 metri sulla fila e 2,5-3 metri tra le file, in funzione del macchinario utilizzato per le cure colturali.
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